PAULO FUTRE: UN FLASH ABBAGLIANTE 

Oggi è il compleanno di Jorge Paulo dos Santos Futre, nato a Motijo, Portogallo. Prendo spunto dal suo compleanno per sfogliare l’album segreto dei miei ricordi.
Paulo Futre è senza dubbio il più grande campione che ha indossato la maglia granata. Un fuoriclasse internazionale. Purtroppo in maglia granata ha mostrato il suo talento solo per 93 minuti perché quell’infortunio (rottura del tendine rotuleo) gli ha segnato la carriera. E anche quando è tornato in campo, con la Reggiana e poi col Milan, non era più lo stesso.
Nella Reggiana ci sono stati giocatori che in passato o nel prosieguo della loro carriera hanno vinto scudetti, Coppa dei Campioni, Coppe Europee, Mondiali, Coppe del Mondo e tanti altri trofei: Padovano, Ravanelli, Mateut, Valencia, Tovalieri, De Agostini, Legrottaglie, Ballotta, Taffarel, De Napoli, Antonioli, Galli, Paceco, Rui Aguas, Matteoli. Un elenco che potrebbe continuare perché la maglia granata è stata indossata, soprattutto nell’epoca Fiaccadori e Dal Cin, da giocatori che hanno scritto la storia del calcio. Ma lui, Jorge Paulo Dos Santos Futre è stato qualcosa di speciale.
Il mio rapporto con lui è stato unico.
Il primo incontro è stato a Milano, nell’hotel del ritiro del Portogallo. La nazionale portoghese doveva giocare contro l’Italia a San Siro per la qualificazione al Mondiale. Era la vigilia della partita. A Reggio la notizia dell’ingaggio di Paulo Futre era già trapelata. Con coraggio e un pizzico di incoscienza sono andato nell’albergo dove era in ritiro con la sua Nazionale. Cosa sarebbe potuto succedere non lo sapevo. Speravo in una mezza dichiarazione, una battuta, una foto. Mi ricordo come se fosse adesso, anche se sono passati 27 anni: era il 16 novembre del 1993. Sono seduto su un divanetto nella hall aspettando il passaggio dei giocatori portoghesi che dovevano fare colazione. Vedo Paulo Futre passare e gli grido “Paulo, Reggio Emilia, Reggiana”. Lui si ferma, mi guarda e mi fa segno: “faccio colazione e poi vengo”. Uno pensa “lo dice ma poi si dimentica”. Invece dieci minuti dopo viene verso di me. Si siede e inizia a rispondere alle domande. In un attimo sono arrivati altri colleghi che seguivano l’evento. E Paulo Futre mi ha rilasciato la sua prima intervista. Per la prima volta ho sentito un aggettivo che mi ha ripetuto all’infinito “Fantastico”. 
Questo per spiegare la sua capacità di essere campione con un grande senso del rispetto.
Italia-Portogallo non era una partita banale. Un gol di Dino Baggio a sette minuti dalla fine aveva regalato all'Italia la qualificazione a USA '94 ma anche il Portogallo era ancora in lizza per la qualificazione ma doveva vincere. 
Paulo Futre dimostrò di essere anche un campione di umanità e anche di saper gestire bene la sua immagine.
L’arrivo a Reggio, l’invasione di tifosi nel parcheggio dell’Astoria e di tutta l’area adiacente è storia, cosi’ come il primo allenamento ai campi di via Agosti invasi dai tifosi. Un bagno di folla senza precedenti. Almeno che io ricordo.
Il grave infortunio, però, non gli aveva fatto perdere il sorriso, la voglia di sognare e di incitare i compagni. Paulo abitava in un residence dietro il campo da baseball assieme alla moglie, ai due figli e a un inseparabile amico. Le sue abitudini erano, diciamo più madriliste che italiane: si alzava tardi, viveva di notte. Sempre con la sua famiglia. Andavo spesso a trovarlo a casa ma il patto era: da amico e non da giornalista.
Non ho mai saputo, come alcuni sostenevano, se Paulo Futre aveva già dei problemi al ginocchio. In pratica se fosse arrivato alla Reggiana “rotto”. L’unica conferma che ho avuto era di una infiammazione al ginocchio tanto che il dottor Ligabue chiese a Marchioro di farlo riposare e pochi allenamenti. Anche contro la Cremonese avrebbe dovuto giocare un tempo non di più. Ma il destino ci mise lo zampino. Non ho mai saputo se Dal Cin lo prese in compartecipazione con il Milan ma credo proprio di si’ perché dopo la Reggiana approdò in maglia rossonera anche se ormai la sua carriera era in declino.
In quei mesi sono diventato un esperto di “tendine rotuleo”. Ho studiato e discusso su questo argomento. Mi ero convinto che avrebbe fatto fatica a tornare il Futre che il mondo calcistico ha conosciuto soprattutto perché la muscolatura della gamba infortunata si era ridotta. Aveva una gamba più piccola dell’altra. Il dottor Enrico Ligabue faceva mille peripezie per indurre Paulo ad allenarsi in palestra. Era una guerra continua. Ma nonostante il suo infortunio e l’assenza dal campo, il suo carisma era contagioso nei confronti dei suoi compagni che spesso ospitava a casa ma soprattutto nei miei confronti. Ogni volta che parlavo con lui avvertivo un’euforia incredibile. E’ difficile da spiegare ma quando uscivo da casa sua mi sentivo rigenerato, carico a mille, Sarà per il suo accento portoghese, per quel suo modo di fare e per quel “fantastico” che pronunciava decine di volte.
Marchioro non lo amava molto perché era fuori dagli schemi. Non lo controllava. Pippo è un allenatore che privilegia le regole del gruppo. Del resto la salvezza l’aveva ottenuta senza di lui. Tra i due non c’era un grande rapporto. Diciamo che si sopportavano. Pippo del resto l’ha fatto anche con Padovano. Dal Cin cercava di governarli ma non era semplice. Lui che aveva un’altra visione. Però Futre aveva un grande rispetto per Marchioro, per il suo ruolo di allenatore. Era in pullman con la squadra il giorno in cui la squadra si è salvata al Meazza battendo il Milan.

Penso che i tifosi ricorderanno tutti l’entusiasmo travolgente in occasione della presentazione della stagione al teatro Ariosto quando Paulo Futre pronunciò la parola “Europa”. Un discorso che non era stato preparato, anzi doveva svolgersi su ben altri binari. I concetti erano i soliti: salvezza. Ma Paulo era fatto cosi’: istintivo, travolgente, entusiasta. Come un fiume in piena o un mare in burrasca. Non lo puoi contenere. Ma anche quando il campionato volgeva alla retrocessione, lui era sempre ottimista e stimolante. Per me era come una medicina. Quando ero depresso, bastano dieci minuti con lui per ritrovare la carica. E’ stato incredibile conoscere Paulo Futre anche se mi ha dato più emozioni fuori dal campo che non sul terreno di gioco.

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