LE PARITE A PORTE CHIUSE UCCIDONO IL CALCIO

Vi avevo detto in tempi non sospetti che il Coronavirus e le varie decisioni cervellotiche dei nostri “governanti” sportivi e non avrebbero rovinato il calcio. Ora ci siamo.
Faccio ancora la stessa premessa: la salute è un bene prioritario ma occorre essere chiari, seri, trasparenti e logici. Detto questo la riflessione è molto semplice: se il Coronavirus, come sostengono alcuni esperti, è poco più di una influenza ma che si contagia con facilità, occorre dedurre che i provvedimenti sono stati eccessivi. Se invece è un virus pericoloso perché porta a milioni di ammalati allora ci sono due aspetti che non mi convincono ma soprattutto uno: è una epidemia che ha una scadenza? Quindi il primo marzo tutto svanisce oppure dovremo continuare in questa sorta quarantena? E se è cosi’ pericoloso tra i cinquantamila tifosi che hanno assistito a Napoli-Barcellona non ci sono tifosi provenienti dalle Regioni contaminate? E i tifosi vicentini che sono andati domenica a Cesena sono tutti immuni? Basta una linea di demarcazione regionale per contenere il virus?
Si è passati dalla sospensione perfino degli allenamenti delle squadre dilettantistiche, a un ritorno alla quasi normalità, tranne per le scuole. Ma però i ragazzi sono immuni.
Per non parlare di chi ha saccheggiato i supermercati facendo acquisti fuori logica e spendendo soldi inutili solo per paura di cosa non si sa. Ma il giorno dopo i supermercati avevano ancora gli scaffali pieni o quasi. Mah.
E veniamo ora al provvedimento che ritengo demenziale ma soprattutto che “ucciderà” il calcio: le partite a porte chiuse. Se si accetta questo concetto, allora non si è capito che il calcio è “passione e partecipazione” e senza la componente tifo è come vedere la PlayStation. Pensare di giocare Juve-Inter, il derby d’Italia, a porte chiuse è un’offesa al calcio e mi stupisco di chi l’ha concepita in virtù di una organizzazione dei campionati. Poi mi stupisco di Sky che non solo la vuole trasmettere ma anche in chiaro. Ma vedere in tv una partita a porte chiuse è ciò che di più sconvolgente per un tifoso e un appassionato di calcio può capitare. Vedrete i contraccolpi che avranno le società e soprattutto Sky.
Ma la cosa ridicola è che dopo 24 ore, tutto tornerà alla normalità, i divieti saranno tolti e le scuole riaperte. Ma è possibile che nessuno rifletta su questi aspetti? Oppure ognuno pensa al suo orticello. Cosa costa giocare la serie A il 2 marzo per salvare capra e cavoli: vale a dire la faccia dei “governanti” e il calcio?
Per questo motivo accetto con maggior serenità la decisione della Lega Pro che ha posticipato in avanti il calendario, inserendo dei turni infrasettimanali. Meglio cosi’ che giocare a porte chiuse anche se sarà un sacrificio per la Reggiana e per tutte le altre squadre. Un calendario stravolto e che porrà diversi interrogativi perché due settimane senza la partita ufficiale è come riavviare la stagione. In pratica dopo la sosta per le festività natalizie avremo un’altra sosta per il dopo Coronavirus e questa volta con maggiori difficoltà perché vi saranno settimane con tre partite in calendario. Una ripartenza diversa in termini psicologici e fisici per la Reggiana perché anzichè pensare al big match con il Vicenza si andrà in trasferta a Rimini. Tutto viene stravolto anche se poi, alla fine, occorrerà entrare in una mentalità di “giocare una partita alla volta” senza fare calcoli. Non bisognerà guardare la classifica ma pensare solo ad incrementare la media punti in trasferta. Questo deve essere il pensiero della Reggiana: cercare di mantenere la media di 2,4 punti in casa e aumentare quella di 1,6 punti in trasferta. Tutto il resto è fuffa.


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