LA PARTITA E’ SOLO LA PUNTA DELL’ICEBERG

C’è un aspetto nella mia esperienza all’interno della società che mi ha stupito ed è la preparazione di una partita lunga una settimana e che la domenica dura ben più dei novanta minuti di gioco.
Ora sono tornato a seguire la Reggiana da giornalista, anzi da innamorato-giornalista. Non ho la fretta di andare in redazione a scrivere, non ho l’ansia di avere la notizia, l’incubo di dover chiudere il giornale ma posso godermi la partita in un modo speciale, come un tifoso ma con gli occhi del giornalista perché non posso cambiare dopo 40 anni di professione. Seguo la partita nello stadio più bello che il calcio potesse offrire e nel posto che più mi piace.
Ma questo mio articolo ha un’altra finalità perché vorrei raccontare ai tifosi cosa significa la partita per chi lavora per la Reggiana e all’interno della Reggiana. Non parlo solo dei giocatori o dello staff tecnico, del direttore sportivo o del team manager, del presidente o dei soci ma di tutti coloro che sono dietro le quinte, che alcuni di voi conoscono. In pratica a tutti gli uomini e  le donne che rappresentano il “pianeta Reggiana”. Mi piacerebbe accendere i riflettori su di loro non perché sono invisibili ma perché vivono, come è stato per me per tre anni, la partita in modo diverso. Vorrei che lo capissero i giocatori e lo staff tecnico.
Lo so che per i tifosi, quelli che chiamo i “tossicodipendenti” non c’è solo l’appuntamento domenicale ma loro vivono la Reggiana tutta la settimana con grande trasporto. Ma vivere la Reggiana dall’interno è una cosa diversa, sotto ogni punto di vista. 
Il giorno più strano e speciale è il lunedi’ mattina. Si inizia la settimana e il tuo umore e quello dei tuoi colleghi è condizionato dal risultato della domenica. Le vittorie portano slancio e sorriso, le sconfitte pesano e le critiche lette sui giornali ancora peggio. Il risultato condiziona l’umore ma non può certamente intaccare la professionalità per cui si riparte, cercando di dimenticare ciò che è successo la domenica, guardando avanti, alla prossima sfida. Si mette la polvere sotto il tappeto, ci si tappa le orecchie e via. Certo per un operaio che lavora in catena di montaggio è peggio ma sapere che il tuo lo stato d’animo è legato al risultato di altri è frustrante.
La partita della Reggiana è condizionante non solo per i tifosi ma anche e soprattutto per chi nel corso della settimana ha lavorato per mettere a posto i conti, per fare in modo che l’organizzazione della prima squadra sia perfetto, tenendo sempre conto del budget che spesso limita le risorse finanziarie. 
La preparazione di una partita per una società è qualcosa che va al di là dell’immaginazione e che devo confessare non avrei mai immaginato. Uno pensa: sono solo 90 minuti. No, in realtà la partita domenicale inizia molto presto, già dal lunedì quando devi pensare alle iniziative a corredo della partita. Scegliere i ragazzi e ragazze che entreranno in campo con i giocatori. Caso mai le iniziative speciali perché, per fortuna, la Reggiana viene vista come un grande spot pubblicitario per il suo radicamento al territorio. Poi c’è da rivedere il programma delle musiche che accompagnano la squadra. Sembra facile ma non è cosi’ perché ognuno vuole dire la sua. Il preparatore atletico si affida alla musica per creare la giusta tensione, lo speaker cerca il brano per generare l’atmosfera sugli spalti, caso mai il presidente vuole un certo inno, un socio un altro.
Finito questo occorre controllare la scaletta del giro-led e dei messaggi pubblicitari che passano sul maxi-schermo. E ogni volta c’è un logo da ritoccare, un altro da inserire o da spostare perché ci sono due sponsor simili che non possono coesistere. Per non parlare dei biglietti che ogni sponsor, amico o amico dell’amico chiede, le autorità da invitare, quelle che si auto invitano. La caccia al biglietto “ciocador” è una grande tassa per tutti ma soprattutto uno straordinario stress che mette a dura prova i nervi di chi è tra l’incudine e il martello, senza dimenticare chi deve concretamente fare questo lavoro. E’ impressionante come ci si ritrovi in una giostra vorticosa che non si ferma mai prima del fatico fischio d’inizio partita.
La Reggiana ha una straordinaria accoglienza nel settore Autorità e Palchi che viene da tutti riconosciuta ma a monte c’è un lavoro faticoso fatto di contrattazioni, di decisioni sul catering, di presenza fisica durante la settimana per coordinare il tutto ma poi anche di pressioni e di richieste che spesso e volentieri non puoi esaudire ma cerchi ugualmente di trovare una soluzione. Salvo poi riscontrare la domenica che ci sono i soliti “imbucati” oppure i “furbetti del biglietto” che trovano sempre il modo per infilarsi nelle maglie, seppur strette, che quasi sempre i soci lasciano aperte.
Tribuna autorità e palchi che la stragrande maggioranza dei tifosi non vede ma che per il loro allestimento richiedono tempo e cura. Il frigo bar, poi i quindicinali, i filmati sui televisori, le etichette alla porta dei vari sponsor, la pubblicità aggiuntiva. Sono tutte attività che vengono date per scontato ma che richiedono tempo e dedizione.
Un’accoglienza che è fatta di piccoli lavori, spesso fatta da volontari che provvedono in modo amorevole a predisporre la tribuna autorità e da quest’anno anche i copriseggiolini della tribuna centrale. Poi la cartellonistica in campo, le varie attività che vengono fatte prima, durante e dopo la partita. Gli stessi arbitri hanno un trattamento speciale dato che gli viene riservato ristoro ma anche omaggi dei nostri prodotti tipici. E si cerca di metterli nelle migliori condizioni con la massima discrezionalità.
La sicurezza è un altro tema caldo in questo momento ma che sfugge spesso e volentieri. Quando parlo di sicurezza non mi riferisco alle forze dell’ordine ma a tutto il lavoro che gli addetti della società sono chiamati a svolgere tutte le partite in casa nell’organizzazione degli steward. Le lunghe riunioni del famigerato Gos in Prefettura per prendere decisioni che spesso viaggiano sopra le nostre teste e che gli addetti della Reggiana devono subire. Eppure sono almeno due o tre riunioni a settimana, senza poi dimenticare che a cascata occorre rapportarsi con i dirigenti per i costi crescenti (più steward significa più spese) e poi con gli stessi tifosi perché loro hanno certe richieste che spesso non possono essere esaudite. Una organizzazione che deve tenere conto di tutto, anche della distribuzione dei vari giornalini e riviste che gravitano attorno alla Reggiana. Concretamente si inizia almeno tre ore prima del fischio d’inizio ma in realtà è un lavoro che viene pensato nel corso della settimana. Lo stesso vale per le hostess che sono presenti all’ingresso dove ritiri i biglietti, in tribuna autorità e nei palchi. Ragazze che sono “allenate” ma a volte occorre nuovamente istruirle perché gli inconvenienti sono dietro l’angolo. Lo stesso vale per i bambini che scendono in campo che sembra tutto facile ma non è cosi’ perché occorre accompagnarli, seguirli, metterli in condizioni di fare l’ingresso in campo senza paura o titubanza. Poi occorre accompagnarli in tribuna ma c’è chi ha il papà nei distinti, chi in curva e gli addetti si fanno in quattro per cercare di riconsegnare i ragazzi ai genitori. E gli incidenti di percorso sono sempre dietro l’angolo.
Vi ho parlato degli sponsor che sono un supporto economico fondamentale per la vita della società ma proprio per questo sono anche il “peso” più grande da gestire. La tecnologia aiuta, con i biglietti inviati direttamente in azienda e la gestione affidata alla segretaria di turno ma poi ci sono gli extra biglietti da gestire. In molti casi gli amici degli amici. Poi i futuri sponsor che vorresti coinvolgere. Una lotta infinita che inevitabilmente si trasferisce su chi è preposto a questo compito e chi invece deve governare la biglietteria.
Non ho tralasciato tutto quello che riguarda la “comunicazione” che spesso ha un canale preferenziale dato che si rivolge quasi sempre ai media. Le difficoltà, spesso, sono nel gestire le richieste speciali ma è un settore che  conosco e non voglio addentrarmi più di tanto. Scusate e poi ai tifosi interessa poco. Sappiate, però, che la partita domenicale è condizionante in modo non dieci ma cento volte. Vi posso dire che è un rapporto ininterrotto nel corso della settimana ma la cosa che più mi ha sorpreso è che inizia un paio d’ore prima e si conclude almeno tre ore dopo il fischio finale. In pratica finisce quando anche in redazione hanno chiuso il giornale.
Superfluo parlare di tutta l’attività settimanale che se non altro i tifosi possono vedere sui vari social, sui media o in tv anche se dietro le quinte prevalgono i rapporti professionali e a volte personali. E in tutto questo ci si sente più forti se la Reggiana vince e più deboli se la Reggiana perde. E non parlo delle situazioni speciali che a volte esulano dal calcio. Ma spesso è difficile far collimare le esigenze dei media con quelle della società. E’ normale: la Reggiana vorrebbe vedere accese le luci sulla varie iniziative sociali, sui propri sponsor, su altri aspetti che esulano dal calcio giocato che invece rimane l’unico interesse dei media. E’ un conflitto perenne che forse solo i social hanno in qualche modo risolto.
Un capitolo a parte merita il settore giovanile, non tanto per la sua attività che viaggia su binari paralleli ma perché anche tutto questo mondo fatto di allenatori, accompagnatori, preparatori e giocatori riceve una una grande influenza dai risultati della prima squadra. Dall’umore che si percepisce in società. A volte il settore giovanile si sente un corpo estraneo del club, quasi abbandonato a se stesso proprio perché vive di dinamiche diverse ma pur essendo un satellite che gravita attorno al pianeta Reggiana risente del calore del sole.
Non ho parlato dell’aspetto calcistico, delle varie problematiche che riguardano la prima squadra, gli allenamenti, la preparazione alla partita perché sono sotto i riflettori tutti i giorni. Certo, qualcosa sfugge. A favore della prima squadra lavorano in tanti, dal magazziniere al team manager ma anche chi deve far trovare l’acqua, la frutta, l’albergo per il ritiro, la lavanderia oppure i trasporti. Chi è preposto a trovare casa ai giocatori, a risolvere anche i piccoli problemi che noi abbiamo tutti i giorni come il meccanico per l’auto piuttosto che il carrozziere o l’idraulico. Si’ c’è un mondo sommerso che lavora tutto in funzione della prima squadra.

Non so se sono riuscito a farvi a capire cosa significa organizzare una partita della Reggiana ma vorrei dire ai giocatori che dal frutto del loro lavoro domenicale dipende l’umore, non solo di una tifoseria, ma di una “casa” popolata da tanti inquilini 

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